La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 35821/2022, si è pronunciata in merito alla responsabilità di una Banca che ha pagato un assegno [inviato per posta ordinaria da una compagnia assicurativa] con clausola di intrasferibilità a una persona diversa dal beneficiario che aveva mostrato la sola patente come documento d’identità.
In principio, secondo la Corte d’Appello, la condotta tenuta dall’operatore dello sportello non era sufficiente a integrare la normale diligenza ex art 1176 cod. civ. necessaria ad escludere la responsabilità dell’istituto, dato che il solo controllo della patente non sarebbe stato idoneo ad accertare la reale identità del richiedente.
Inoltre, sempre per il giudice d’appello, era da escludere totalmente la responsabilità dell’Assicurazione che aveva inviato l’assegno tramite posta ordinaria, non sussistendo alcun elemento per integrare il concorso di colpa.
Di parere diverso, invece, è stata la Suprema Corte che, ribaltando la decisione presa in Appello, ha ravvisato il concorso di colpa della compagnia assicurativa, in quanto il fatto non si sarebbe mai verificato se fosse stato utilizzato un metodo di spedizione diverso rispetto alla posta ordinaria.
Per di più, secondo la Cassazione, il comportamento tenuto dall’operatore di sportello non violava la clausola di diligenza professionale richiesta dall’art. 1176 cod. civ.; la patente di guida, infatti, è uno strumento sufficiente all’identificazione al pari di una carta identità, fatta salva -naturalmente – la presenza di segni e/o indizi di contraffazione [ma non era questo il caso].
(cesare pizza)
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