Sono un farmacista collaboratore e lavoro 40 ore settimanali in una farmacia privata. Ho chiesto un aumento che mi porti ad avere tutti i mesi uno stipendio da 2000 euro netti e mi è stato accettato dopo un colloquio verbale. Ma ora al momento di renderlo effettivo in busta paga, il mio datore di lavoro mi dice di avere dei problemi pratici. È davvero così complicato riconoscere ad un dipendente un importo netto fisso in busta paga?
Se esistono, quali sono i metodi per poterlo inserire?

Vale la pena ribadire una volta di più che la pattuizione riguardante uno “stipendio netto garantito” – comprensibilmente agognato da parecchi lavoratori dipendenti – non è facilissima da realizzare.
Il risultato infatti di una retribuzione netta è/può essere determinato, come noto, anche e soprattutto dall’applicazione delle ritenute previdenziali e fiscali in capo al dipendente, che però sono spesso oggetto di modifiche [sulle aliquote previdenziali e/o fiscali, sui carichi familiari, sulle detrazioni fiscali, ecc.], e questo determina l’impossibilità nei fatti di assumere un dato lordo, certo e fisso, da indicare in un’ipotetica nuova lettera di assunzione che con il c.d. DL trasparenza deve essere molto chiara e dettagliata.
Il raggiungimento quindi del risultato “netto” – valutabile, ci pare, solo volta a volta, cioè, ad esempio, di anno in anno, quindi con una “simulazione” nella prima busta paga con le nuove condizioni proposte o concordate – potrebbe forse essere un risultato non difficile da cogliere individuando l’importo lordo e attribuendo al lavoratore un aumento retributivo come: superminimo o ass. ad personam, ovvero un compenso aggiuntivo [eccedente il minimo contrattuale previsto nel CCNL] pattuito nel contratto individuale o in un accordo successivo.
Tenga inoltre presente che questo superminimo può essere concesso anche collettivamente o, come nel nostro caso, individualmente: di qui la qualificazione di assegno ad personam.
Questa (apparente) nuova impostazione potrebbe non garantire sempre il conseguimento del risultato economico che il lavoratore si prefigge, e questo per quanto finora precisato.
Le parti potrebbero naturalmente ovviare concordando una retribuzione lorda il più possibile vicina al “netto teorico desiderato“, impegnandosi però reciprocamente a rivedere di anno in anno – diciamo, a consuntivo – le condizioni economiche più adeguate al raggiungimento dell’obiettivo.

(silvia cecchini)

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