Potete precisarmi quali sono le spese ammesse al credito di imposta per i pagamenti POS? La mia banca, infatti, mi addebita sia una commissione su ogni transazione che un canone mensile, indipendentemente dal numero delle rimesse effettuate.

Stiamo parlando evidentemente del credito d’imposta del 30% a valere sulle spese sostenute dagli esercizi commerciali (tra cui certo le farmacie) a fronte delle commissioni sostenute per l’accredito in conto corrente delle transazioni regolate dalla loro clientela mediante carte di credito/debito o prepagate, ecc.

Anche se le banche inviano periodicamente ed indistintamente a tutti i loro correntisti un’informativa con le commissioni addebitate a tale titolo, nel concreto di questo credito possono beneficiare soltanto i  “piccoli” esercenti, cioè coloro che nell’anno precedente hanno realizzato ricavi per un importo non superiore a 400mila euro.

Pertanto, prima di porsi qualsiasi dubbio al riguardo, bisogna verificare che il volume dei ricavi della farmacia non superi il richiamato limite,  perché in tal caso non ci spetterebbe alcunché.

Ciò chiarito e per giungere al punto, il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate del 29/04/2020 [che, per inciso, regola la comunicazione dei gestori dei sistemi POS all’Anagrafe tributaria delle informazioni necessarie per il controllo della spettanza del credito] dispone innanzitutto che per commissione deve intendersi quella “… applicata all’esercente dal soggetto che stipula con quest’ultimo un contratto di convenzionamento, pagata dall’esercente in relazione a un’operazione di pagamento basata su carta o altro strumento di pagamento elettronico tracciabile effettuata da un consumatore finale” precisando poi che rientrano in questa definizionei costi applicati sul transatto e/o i costi fissi che ricomprendono un numero variabile di operazioni in franchigia anche se includono il canone di locazione per la fornitura del servizio di accettazione”.

In definitiva, perciò, non pare possa dubitarsi che nelle commissioni addebitate alla farmacia – e da prendere a base ai fini della liquidazione di questa agevolazione – rientrano tutti i costi sostenuti dall’esercente per il servizio di accredito bancario dei pagamenti tramite POS, sia variabili [cioè legati al numero delle transazioni] che fissi [sotto forma di canone mensile o altro e che, in ogni caso, non siano liquidati in diretta proporzione al numero delle transazioni].

(stefano civitareale)

 

 

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