Uno dei due collaboratori farmacisti, nonostante i miei inviti, annota l’orario di ingresso in farmacia sul registro “dedicato” ma questa annotazione viene da lui effettuata prima di indossare il camice con il distintivo Fofi.
La ragione di questa mia mail, che forse voi riterrete non giustificata perché tutto sommato si tratta di un fatto insignificante, sta nella constatazione che questo collaboratore impiega un tempo veramente eccessivo per la vestizione che non è mai inferiore a 10/15 minuti e che diventano quotidianamente 20/30 perché la stessa sceneggiata si ripete anche a fine giornata.
Sono convinto, come vi ho detto, che si tratta di una questione più che altro di principio, ma vorrei lo stesso un vs. parere.
Il tempo di vestizione del lavoratore, che deve indossare [come nel caso del collaboratore farmacista] appositi indumenti o divise per svolgere la sua prestazione lavorativa, è stato anch’esso risolto dalla giurisprudenza, quindi dalla Corte di Cassazione.
Se il lavoratore al suo ingresso in farmacia timbra il cartellino, o appone la firma sul registro presenze, e soltanto successivamente procede, come nel Suo caso, alla vestizione, il tempo da lui impiegato per tale operazione va considerato anch’esso come orario lavorativo e altrettanto dicasi, naturalmente, per il tempo di svestizione alla fine della giornata.
Quindi, per venire al punto, se il dipendente, come appunto il vs. collaboratore, impiega “regolarmente” tempi di vestizione e di svestizione oggettivamente eccessivi, potrebbe essere il caso [e magari rivelarsi addirittura risolutivo…] sollecitarlo con la giusta fermezza per poi intervenire ulteriormente, e più energicamente, soltanto al reiterarsi… provocatorio della condotta.
Se non accadono fatti particolari, comunque, è difficile andare oltre un richiamo verbale.
(giorgio bacigalupo)
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