Per dimostrare il pagamento delle prestazioni medico-specialistiche presso privati con strumenti tracciabili, come adesso vuole la legge, con tutte le informazioni ormai in possesso del fisco è mai possibile che sia veramente tanto necessario conservare lo scontrino POS/estratto conto della carta di credito?
Per la verità, dal momento che un recente provvedimento dell’Agenzia delle Entrate (n. 329676/2020) ha disposto che i dati da inviare al sistema TS siano esclusivamente quelli relativi alle spese sostenute con strumenti tracciabili, l’Agenzia delle Entrate sarebbe in grado di effettuare questa verifica in assoluta autonomia.
Per di più, una recente risposta ad interpello (n. 431/2020) riconosce che la prova del pagamento con mezzi diversi dal contante può essere fornita anche dall’attestazione rilasciata in tal senso dai professionisti percettori nelle loro fatture.
A ben guardare, lo stesso principio potrebbe valere anche per le spese sanitarie detraibili diverse da medicinali e dispositivi medici effettuate in farmacia, e anche se documentate (non da fattura ma) da documento commerciale (DC) poiché il layout di quest’ultimo (nelle varie versioni) consente senz’altro di rendere tale indicazione, senza considerare che anche in questo caso la spesa sarebbe comunicata al sistema TS.
Insomma, è evidente che il modo di semplificare la vita ai contribuenti, rendendo nel contempo agevoli e immediati i controlli da parte del Fisco sulla sussistenza di tutte le condizioni previste per il riconoscimento delle detrazioni, esiste eccome.
È chiaro però che finché non verrà assunta una posizione ufficiale è bene anche qui – come nelle altre vicende di questo genere – essere prudenti e conservare lo scontrino POS o l’estratto conto banca/carta di credito, oltre naturalmente al documento di spesa (fattura o DC che sia).
(stefano civitareale)
La SEDIVA e lo Studio Bacigalupo Lucidi prestano assistenza contabile, commerciale e legale alle farmacie italiane da oltre 50 anni!