Il sistema realizzato dalla Sediva, e imperniato naturalmente sul portale SKYNET, consente di leggere “informaticamente” – riga per riga – ogni fattura elettronica e perciò di individuare i singoli tipi di acquisto di merci e servizi.
Tuttavia, dall’esame dei documenti contabili elettronici pervenuti in questi primi mesi del 2019, è emerso che qualche titolare individuale di farmacia (o suoi familiari) come anche qualche socio di società titolare di farmacia procede talvolta all’acquisto (anche) di beni e servizi privati/personali [cioè non riconducibili – neppure indirettamente – all’attività e pertanto non inerenti all’esercizio dell’impresa come tale] utilizzando la partita iva e/o le disponibilità finanziarie/bancarie della farmacia.
Il che comporta fatalmente – perché non può essere altrimenti – il disconoscimento di queste spese sia dal punto di vista fiscale [indetraibilità dell’iva corrispondente e indeducibilità del costo ai fini delle II.DD.] che da quello civilistico, perché il loro inserimento in bilancio tra i costi di gestione altererebbe il risultato d’esercizio rappresentando una situazione economico-patrimoniale della farmacia non corrispondente al vero, senza contare il rischio, per le società di capitali, di cadere nel “falso in bilancio”.
Il modo quindi più corretto di trattare queste poste (assolutamente “anomale”, come certo avrete compreso) diventa inevitabilmente quello di considerarle alla stregua di un prelievo indiretto di risorse finanziarie in c/utili andando, quindi, a interessare la voce “prelievo personale/soci” il cui incrementarsi implica – e ormai lo sapete bene tutti – problemi perfino più seri e sotto tutti i profili, ivi incluso quello dei rapporti bancari, che in questi ultimi tempi si stanno facendo, anche per le farmacie, sempre più difficili.
La raccomandazione è dunque scontata, anche se è necessario evidenziarla qui di seguito a chiare lettere: per evitare gli inconvenienti appena descritti [e anche facili censure da parte dell’Agenzia delle Entrate in sede di eventuale verifica], le spese private/personali vanno tenute rigorosamente distinte da quelle imprenditoriali, quelle cioè dell’attività di farmacia.
D’altra parte, come se già non bastasse, la fattura elettronica ha ulteriormente complicato questa vicenda, dato che – come abbiamo anticipato – tutti i documenti, ivi inclusi pertanto anche quelli che contengono in tutto o in parte spese personali/familiari, giungono in contabilità percorrendo un iter predeterminato ed è perciò impossibile operare nel flusso elettronico quella selezione che il flusso cartaceo invece consentiva.
È assolutamente imprescindibile insomma prestare massima attenzione “a monte”, cioè nel momento in cui l’acquisto viene effettuato/documentato, ed evitare di attribuire agli acquisti personali la veste della FE, quel che si rivela nei fatti particolarmente difficile soprattutto in una specifica circostanza che è quella, come diremo tra un momento, degli acquisti sul Web di beni e servizi relativi appunto alla sfera privata/personale/familiare effettuati, magari per semplicità o comodità più che per necessità, con un unico ordine [ed è questo l’aspetto forse più spinoso del problema perché bisogna fare i conti anche con le regole imposte dai vari siti].
Di conseguenza, tanto per esemplificare:
1) la bolletta dell’Enel di casa (è un esempio, ovviamente) deve essere intestata alla persona fisica e quindi al suo codice fiscale e comunque non alla partita iva della farmacia [e, s’intende, senza alcun riferimento a CEORGIG, cioè al nostro codice univoco, ma comunicando al fornitore, l’Enel e gli altri, i famosi sette zeri];
2) gli acquisti personali/familiari operati online non devono essere fatturati trattandosi di vendita per corrispondenza, anche se bisogna stare attenti anche qui a non indicare nulla che possa essere letta o interpretata dal venditore online come richiesta di fattura (elettronica) e quindi non si deve comunicare né la partita iva né CEORGIG;
3) e infine giungiamo all’aspetto più delicato ovvero agli acquisti online ma a contenuto misto [ad esempio: a) una serie di t-shirt, beni evidentemente personali; b) una scatola di penne biro, beni invece utilizzabili astrattamente in farmacia; c) apparecchi per la misurazione della pressione destinati alla rivendita]; ebbene, per questi il vostro comportamento deve seguire quanto possibile i seguenti suggerimenti [che non hanno ovviamente la pretesa di esaurire tutte le situazioni possibili/immaginabili che possano riscontrarsi sul web]:
- ove il sito lo consenta, creare due distinti “account”, uno per gli acquisti personali, accreditandosi come privato consumatore, e uno per gli acquisti destinati all’attività, accreditandosi come impresa e -stavolta sì – fornendo la partita iva e CEORGIG per il rilascio della FE;
- diversamente e sempreché anche qui il sito lo consenta, effettuare due distinti ordini di acquisto, uno di beni e/o servizi personali/familiari e uno di beni e/o servizi per l’attività fornendo solo per quest’ultimo la partita iva e CEORGIG per il rilascio della FE.
Crediamo in definitiva che a questo punto il messaggio sia abbastanza chiaro: le spese personali/private/familiari non devono andare a finire nella FE perché questo comporterebbe un seguito non solo difficile da gestire, ma anche possibile generatore delle complicazioni sotto i vari aspetti di cui si è detto.
Comprendiamo che la tentazione di cedere alla comodità di “infilare” tutto ciò che ci interessa – sia per il “privato” che per l’attività – in un unico “carrello” è molto forte ma ricordiamoci sempre che un bilancio chiaro e pulito è il miglior biglietto da visita per la nostra farmacia e a questa indubbia utilità vale la pena sacrificare un minimo di tempo/comodità.
(stefano lucidi)
La SEDIVA e lo Studio Bacigalupo Lucidi prestano assistenza contabile, commerciale e legale alle farmacie italiane da oltre 50 anni!