Mi sono arrivate – per un certo numero di referenze di “etico” – due proposte di sconto differenti da parte di due grossisti. Il primo mi ha offerto uno sconto del 31,50% con pagamento a 30 giorni data fattura senza interessi; mentre il secondo uno sconto del 30,80% con pagamento a 90 giorni ad un tasso di interesse mensile dello 0,30%. Secondo voi quale può essere la proposta più conveniente per la mia farmacia.

Bisogna prestare molta attenzione – come del resto vi suggerisce la pratica commerciale di ogni giorno – quando le dilazioni di pagamento concordate con i fornitori della farmacia non sono gratuite, perché lo sconto nominale promesso, come abbiamo chiarito in altre occasioni, può non corrispondere a quello effettivo, specie quando sia calcolato ad esempio al netto degli oneri finanziari.
Una distinzione tra sconto nominale e sconto effettivo è in ogni caso necessaria, in quanto solo con quello effettivo si può evidentemente misurare nel concreto il margine di guadagno per la farmacia nella cessione al pubblico di quello stesso prodotto/referenza.
Nel nostro caso, fatto 100 il prezzo al pubblico netto iva della fornitura, se lo sconto nominale ottenuto è pari al 31,50% il costo di acquisto della farmacia diventa 100-31,50=68,50, cui bisogna aggiungere l’iva al 10%, per un costo “ivato” di 75,35.
D’altra parte, a un interesse dello 0,30% mensile corrisponde un interesse annuale del (0,30/30×360=) 3,60% e quindi, in definitiva, l’interesse che dovrà pagare la farmacia per la dilazione concordata è: (75,35×3,60x 90)/36.000=0,68.
A questo punto lo sconto effettivo scende, è chiaro, a: 31,50-0,68=30,82, che anche in termini percentuali esprime appunto il margine reale sotteso alla vendita del prodotto/referenza, e pertanto le due offerte sul piano della convenienza economica per la farmacia finiscono in pratica per equivalersi.
Allo stesso risultato, comunque, giungiamo anche se facciamo 100, non il prezzo al pubblico al netto dell’iva, ma il costo della fornitura.
Considerando sempre l’iva al 10%, abbiamo infatti che gli oneri finanziari della fornitura ammontano a 110×3,60×90/36.000=0,99, e dunque il prezzo al pubblico netto iva è di 100/68,50×100=145,99 e lo sconto effettivo pari a 45,99-0.99=45,00, che – tradotto a sua volta in termini percentuali – diventa 44,99/145,98×100=30,82 [sono calcoli cui peraltro i farmacisti sono ben allenati…].
In conclusione, ci pare di poter dire che le due proposte di sconto – nonostante siano formulate con modalità diverse – si rivelano sostanzialmente equivalenti, e quindi, almeno dal punto di vista economico/commerciale, non ci sono grandi motivi per privilegiare una proposta rispetto all’altra, dovendo perciò prendere in esame [soprattutto in questi casi] anche altri aspetti del modus operandi in generale del grossista.

(cesare pizza)

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