[…e non solo un costo]
Sono socio di una snc titolare di farmacia e abbiamo sempre più problemi a reperire farmacisti dipendenti.
Non sappiamo dire se questo è un fenomeno destinato a invertire la rotta, anche se non crediamo che sia così; in ogni caso, come dobbiamo comportarci per cercare di “fidelizzare” i collaboratori?
Che sia sempre più difficile “reperire” personale iscritto all’Albo non è certamente un segreto e d’altronde vediamo lievitare costantemente – anche se in termini abbastanza “ragionevoli”- il numero dei laureati in farmacia che tendono ad abbandonare l’esercizio della professione [al banco ma non solo] e rivolgersi ad altri impieghi.
Forse è una tendenza che potrebbe “invertire la rotta”, ma anche noi pensiamo che – perlomeno nel breve periodo – non sia così.
Venendo strettamente al quesito, ci pare più che altro che il collaboratore non debba essere visto come un costo [o, perlomeno, non soltanto come tale] ma anche – se non soprattutto – come una risorsa indispensabile alla crescita e alla sopravvivenza dell’impresa/farmacia.
Ed è proprio questo, crediamo, il tema centrale.
Detta altrimenti, diventa necessario investire [anche] sul personale della farmacia, formando i collaboratori adeguatamente, sostenendoli nei processi di crescita e motivandoli sia sul piano economico che su quello psicologico.
Evidentemente si potrebbe obiettare che i costi di gestione sono notevolmente aumentati e che bisogna prestare attenzione a questi aspetti e perciò monitorare costantemente i numeri e i dati della nostra farmacia, ma – ecco il punto – pensare di risolvere tout court ogni criticità “tagliando i fondi” ai nostri collaboratori laureati [evitando, chissà, anche di pagare gli straordinari] può tradursi in un clamoroso “autogol”, dato che, giova ribadirlo, stiamo parlando di una risorsa della nostra azienda e non solo di un costo di esercizio.
E poi, lo sappiamo, la fidelizzazione della clientela è strettamente collegata [anche] alla presenza di personale empatico, professionale, motivato e sorridente che renderà magari il doppio rispetto a collaboratori che si limitino a fare il minimo indispensabile perché demotivati e frustrati.
Non è un percorso facile, beninteso, specie quando sono troppi gli anni in cui ci siamo relazionati con il personale da un lato, e con la clientela dall’altro, in modo distaccato.
E allora, la prima cosa cui forse un titolare di farmacia deve guardare fortemente è l’abbandono della classica mentalità del “capo assoluto”, e adottare invece l’ormai ben noto “stile Coach” [ v. Sediva News del 4 aprile 2023 “Nuove sfide in farmacia: il coaching”].
Certo, esercitare una “leadership direttiva” può spesso rivelarsi nel quotidiano più agevole che non adottarne una fondata soprattutto sul dialogo; e però – vale la pena ripetere il concetto espresso altre volte oltre che poco fa – non dobbiamo minimamente trascurare il particolare, che ovviamente è tutt’altro che un … particolare, che tutto il nostro personale, e ancor più naturalmente chi ha l’onere [peraltro non superiore all’onore] di esercitare la professione al banco, merita grande rispetto e massima stima.
(michela pallonari)
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