La Corte di Cassazione a Sezioni Unite è tornata a occuparsi della materia tributaria pronunciandosi – con la recentissima sentenza n. 22281 del 15 luglio 2022 – in merito all’obbligo di motivare l’applicazione degli interessi da ritardo nell’adempimento delle cartelle di pagamento.
Secondo la Suprema Corte, qualora il tasso d’interesse sia stato reclamato dal Fisco per la prima volta è necessario giustificarne la validità/il fondamento individuandone sia i presupposti di fatto che le ragioni giuridiche.
Ma, precisano ulteriormente gli Ermellini, l’Amministrazione finanziaria non è tenuta a esplicitare le ragioni dell’applicazione nel concreto di uno o più tassi d’interesse [e/o le relative modalità di calcolo], perché l’obbligo motivazionale sarà soddisfatto dall’indicazione del debito d’imposta, del quantum, della decorrenza, della base normativa e delle modalità prescelte dagli Uffici competenti per azionare la pretesa fiscale.
Nel caso in cui, invece, la cartella sia stata preceduta da un altro atto in cui gli interessi sono già stati computati, decade per la P.A. qualsiasi onere di motivazione, essendo in tale evenienza sufficiente riportare gli estremi dell’atto originario.
(cesare pizza)
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