Che ne pensate dei protocolli di consiglio di cui alcuni colleghi sono tifosi accesi perché sostengono che siano di grande utilità per le farmacie?

 

Crediamo che i Suoi colleghi abbiano ragione dato che, per svegliare o risvegliare il mercato dei prodotti commerciali normalmente venduti in farmacia, possono assolvere spesso un ruolo importante [e in qualche caso fondamentale] proprio i protocolli di consiglio, utili non di rado a pianificare perfino una nuova vs. strategia verso la clientela.

Anzi, sembra opportuno che i protocolli di consiglio diventino addirittura un’abitudine così da permettere al personale della farmacia di presentare agli utenti proposte rapide e per loro risolutive, oltre che soddisfacenti per la farmacia sia dal punto di vista professionale che prettamente commerciale, e quindi in grado praticamente di essere di giovamento anche sul piano della concorrenza con le altre farmacie.

Naturalmente, il problema nei fatti diventa soprattutto quello di compilare protocolli effettivamente adeguati al tipo di clientela della farmacia e in parecchi casi anche a singoli consumatori.

Così, se guardiamo all’assortimento della nostra farmacia, individueremo probabilmente – almeno per alcune categorie merceologiche – i prodotti da proporre tenendo conto delle richieste specifiche dei clienti.

Saremo pertanto pronti a rispondere con celerità alle esigenze dei nostri consumatori, fornendo loro al tempo stesso consigli [per molti aspetti meramente professionali] e anche indicazioni dei servizi, generali e specifici, che la farmacia è in grado di erogare.

In questo contesto, in definitiva, trovano spazio anche le c.d. “ricette del farmacista”: niente a che fare, beninteso, con le prescrizioni mediche, ma semplici “protocolli” – ovviamente “di consiglio”, come ricorda il titolo di queste note – in grado di individuare velocemente i prodotti e gli articoli [“protocollati” a monte] idonei, anche per varietà di composizione della fornitura “protocollata”, di rispondere con la massima tempestività alle richieste e consentire alla farmacia anche una vendita di prodotti più ampia.

Da ultimo, l’esempio – per così dire – “classico” dell’esame tricologico: come sapete, è un esame che può essere tranquillamente svolto in farmacia e dal quale può scaturire [sempre secondo il “protocollo di consiglio” elaborato preventivamente proprio per fronteggiare questa specifica esigenza del cliente] un risultato commercialmente importante anche in termini di prodotti ceduti al cliente.

(michela pallonari)

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