È questa la novità introdotta in sede di conversione in legge del primo Decreto Ristori.
In particolare, il locatore che – in ordine ai contratti che erano in essere alla data del 28 ottobre 2020 – riduce nel 2021 il canone di locazione di immobili adibiti dal conduttore ad abitazione principale può beneficiare di un contributo a fondo perduto.
In primo luogo, però, il locatore (privato, ente o impresa) deve concedere appunto una riduzione del canone, anche se non è stata stabilità né la misura minima né quella massima, essendo stata rimessa la scelta al locatore stesso.
Un limite massimo è stato invece fissato all’ammontare del contributo a fondo perduto: il tetto è di 1.200 euro annui per ogni singolo contratto, ma il contributo non può comunque superare il 50% dell’importo della riduzione, anche se la percentuale di quest’ultima dovrà evidentemente essere prima o poi fissata, e a farlo sarà l’Agenzia delle Entrate che sceglierà in funzione delle domande pervenute e in base ai fondi stanziati (pari ad € 50 milioni).
Inoltre, il bonus – che, ribadiamo, prende in considerazione solo i canoni ridotti dal locatore nel 2021 – spetta solo per gli immobili (adibiti ad abitazione principale) ubicati nei comuni ad alta tensione abitativa, inclusi in un apposito elenco redatto dal CiPe (Comitato interministeriale per la Programmazione economica), che viene qui reso cliccabile.
Infine, per poter beneficiare del contributo, il locatore è tenuto a comunicare all’Amministrazione Finanziaria la rinegoziazione del canone [in questo caso, come abbiamo già rilevato altre volte, non è dovuta né l’imposta di bollo né quella di registro], anche se per le modalità da osservare bisognerà attendere la pubblicazione di un provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, che, secondo il dettato normativo, dovrebbe essere adottato entro 60 giorni dalla entrate in vigore della legge di conversione del primo Decreto Ristori.

(andrea raimondo)

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