Vorrei avere un’idea concreta del risparmio fiscale che potrei ottenere con il passaggio alla “cedolare” secca per un affitto di 1.000 euro al mese, considerato che nel mio caso l’intero importo del canone annuo ricade nell’ultimo scaglione di reddito.

Valutazioni del genere richiedono, in realtà, più informazioni sulla situazione dell’interessato rispetto ai pochi elementi forniti.
Tuttavia, visto che l’aliquota marginale Irpef dell’ultimo scaglione di reddito è pari al 43% e “forfettizzando” ragionevolmente al 2% le addizionali regionale e comunale, per un contratto di canone di 1.000 /mese [ricordando  che ai fini Irpef è imponibile il 95% del canone annuo] abbiamo che in caso di tassazione ordinaria l’imposta di competenza è pari a [(1.000 x 12 x 95%) x 45%] = € 5.130, mentre con l’opzione per la cedolare secca – calcolata con l’aliquota del 21% – il carico fiscale scende a  [12.000 x 21%] = € 2.520, con un risparmio netto di € 2.610,00 che rappresenta, in termini percentuali, oltre il 50% in meno di quanto si pagherebbe inserendo questi redditi in dichiarazione.
Questo però, attenzione, è solo un risparmio “teorico” o, se si preferisce, “potenziale” dato che per conoscere quello “effettivo” bisogna aver riguardo alla posizione complessiva del soggetto, ricordando in particolare che i canoni di locazione assoggettati a cedolare secca – non concorrendo alla formazione del reddito complessivo imponibile soggetto ad Irpef – “neutralizzano” proporzionalmente il risparmio generato dagli oneri deducibili/detraibili attualmente applicabili [cui potenzialmente si ha diritto] e che, se di ammontare elevato, potrebbero perfino rendere conveniente la permanenza dei canoni nella tassazione ordinaria.
Insomma, come dicevamo all’inizio, per una valutazione attendibile bisogna conoscere qualcosa in più.

(stefano civitareale)

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