Nella mia farmacia lavora un magazziniere 6 ore mezzo giornaliere (in sostanza, 39 ore settimanali), dal lunedì al sabato. Quanto costa annualmente alla farmacia?
Dunque, tenuto conto delle 39 ore settimanali indicate nel quesito, si tratta di un lavoratore considerato a tempo pieno, ed il suo costo può in ogni caso calcolarsi – euro più, euro meno – come segue: a) stipendio mensile (lordo imposte e contributi)= € 1.254,00; b) costo contributivo a carico azienda: 30% di a)= € 376,00; c) totale costo mensile azienda= € 1.630,00; d) tale importo sub c) va poi praticamente moltiplicato per 15 (cioè, 12 mensilità +tredicesima +quattordicesima + quota annua TFR), per giungere così al Costo Annuale Azienda pari, nel Suo caso, ad € 24.450,00.
Ma un criterio di calcolo ancora più semplice può prendere le mosse dalla somma effettivamente liquidata ogni mese in busta paga al dipendente (ma al netto sia di assegni familiari o simili, e sia di eventuali compensi per lavoro straordinario), moltiplicandola per un coefficiente variabile in funzione dell’importo stesso, per poi moltiplicare a sua volta il risultato ottenuto per 12.
Questo coefficiente tiene conto degli oneri contributivi complessivamente sostenuti dalla farmacia (e quindi sia di quelli a carico del lavoratore che di quelli a carico della farmacia), delle imposte gravanti sulla retribuzione lorda, nonché di tredicesima, quattordicesima e TFR, cosicché, partendo appunto dalla retribuzione netta mensile, si perviene in un sol colpo al costo annuo globale per l’azienda di quell’unità lavorativa.
Ipotizzando, perciò, una somma mensile netta in busta (al netto però anche delle voci sopra indicate) di 1.000, la retribuzione lorda (comprensiva, cioè, di contributi Inps e di imposte a carico del dipendente) diventa 1.272,95, cui vanno aggiunti 368,90 per contributi Inps a carico della farmacia, per giungere ad un costo mensile per quest’ultima di 1.641,85; tale importo va ora moltiplicato per quattordici mensilità e si perviene dunque all’importo annuo di 22.985,90, che, considerando anche la quota di TFR pari ad 1.131,51, finisce per ammontare ad un totale costo annuale di 24.117,41.
E però, se ora moltiplichiamo gli originari 1.000 netti in busta paga direttamente per il coefficiente di 2,01 e il risultato ottenuto viene a propria volta moltiplicato per 12, si raggiunge lo stesso risultato di 24.117,41, e quindi, in conclusione, sappiamo che per calcolare il costo globale per l’azienda di un dipendente cui versiamo ogni mese “in busta” 1.000 effettivi (al netto come sopra chiarito) dovremo semplicemente operare l’operazione seguente: 1.000 x 2,01 x 12.
Senonché, al variare della retribuzione netta mensile variano evidentemente – sia pure per scaglioni – anche gli oneri tributari per il dipendente (data la progressività del nostro sistema fiscale), influenzando perciò anche il coefficiente di moltiplicazione.
Infatti, per una retribuzione netta mensile di 1.500, il coefficiente è pari a 2,13, e, moltiplicando per 12 il risultato, ne deriva un costo complessivo aziendale di 38.300,10.
Proseguendo, abbiamo che: ad una retribuzione netta (in busta e in tasca del dipendente) di 2.000 corrisponde un costo di 53.283,63 (coefficiente 2,22); ad una retribuzione di 2.500 corrisponde un costo di 70.108,90 (coeff. 2,34), ad una retribuzione di 3.000 corrisponde un costo di 86.934,17 (coeff. 2,41) e ad una retribuzione di 3.500 corrisponde un costo di 109.620,00 (coeff. 2,61); e così via, ovviamente a crescere.
Naturalmente questi coefficienti sono stati riportati con qualche approssimazione e arrotondamento anche per semplicità di calcolo, e senza tener conto di tipologie lavorative agevolate (apprendisti, ad esempio), o diverse da quella di lavoro subordinato, ma sostanzialmente questa tabella rispecchia la realtà dei fatti e ci pare possa essere molto utile conservarla anche… a futura memoria.
Consigliamo in ogni caso a tutti di conservare questa news, non perdendo mai di vista, in particolare, lo specchietto che in pratica si ricava dalle cifre sottolineate, che evidenziano abbastanza fedelmente il progressivo aumento – ma più che proporzionale – del costo lordo complessivo annuo di un lavoratore con l’aumentare della sua retribuzione mensile “netta in busta”.
(giorgio bacigalupo)
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