Generalmente i mutui e i finanziamenti vengono disciplinati da un contratto che prevede un tasso definito euribor aumentato di uno spread.
Così, se l’euribor a tre mesi fosse 1% e lo spread il 2%, il tasso effettivo pagato corrisponderebbe evidentemente alla somma dei due addendi e quindi al 3%.
Senonchè dal 2015 l’euribor a un mese o a tre mesi scende sotto lo zero e perciò la banca dovrebbe applicare un tasso pari alla differenza tra il valore negativo dell’euribor e lo spread.
Molte banche, tuttavia, non fanno questa operazione e dunque bisogna verificare il piano di ammortamento, l’interesse pagato e se la banca ha effettivamente applicato la somma algebrica tra i due elementi.
Nei nuovi contratti figura però la clausola “floor” che vuol dire “pavimento”, al di sotto del quale cioè il tasso non può scendere.
Ma le banche che non hanno inserito questa clausola “floor” devono restituire il tasso di maggior interesse richiesto negli ultimi dieci anni, se del caso ricorrendo all’arbitro bancario (il “tutore” dei cittadini nei confronti proprio degli istituti bancari), che è gestito dalla Banca d’Italia e vi si accede con un versamento di € 20 secondo modalità rilevabile dal sito internet.
Comunque, secondo quel che si rileva anche dalla stampa quotidiana, le banche non sembra oppongano particolare resistenza alle richieste della clientela, rimborsando l’intero importo pagato in eccedenza ovvero, in caso di inserimento della clausola, l’ammontare dovuto fino al “floor”.

 (franco lucidi)

La SEDIVA e lo Studio Bacigalupo Lucidi prestano assistenza contabile, commerciale e legale alle farmacie italiane da oltre 50 anni!