Sta sempre prendendo più piede in Italia e nel mondo la vendita dei prodotti online, destinata del resto a espandersi (quasi) senza limiti, come rileviamo tutti agevolmente dalle nostre stesse scelte di comportamento negli acquisti di tutti i giorni.
Anche le farmacie hanno iniziato a svolgere l’attività di e-commerce, con riguardo, in particolare, agli integratori, alla profumeria, ma anche a SOP e OTC, mentre è tuttora interdetta in Italia quella dei farmaci soggetti a prescrizione medica, che invece è legittima (sia pure a certe condizioni) in altri Paesi della UE, come Germania, Olanda e altri.
Infatti, una consolidata giurisprudenza della Corte Europea di Giustizia – sostanzialmente ribadita, sia pure con qualche “ma” [da noi sottolineato nella Sediva News di commento del 4/11/2016], nella sentenza della Corte del 19/10/2016 – rimette alle opzioni del legislatore nazionale la delimitazione dell’area del commercio online dei medicinali; quindi non si può evidentemente escludere che anche quello italiano finisca,  e le ragioni potranno essere più di una, per scegliere allo stesso modo, ad esempio, di Germania e Olanda.
Comunque, venendo ora agli aspetti centrali di queste note, dal punto di vista burocratico ottenere l’autorizzazione alla vendita telematica è facile perché basta inviare una comunicazione al Comune e alla Camera di Commercio, mentre, per quanto concerne SOP e OTC, è necessario anche richiedere al Ministero della Salute la tracciabilità del farmaco (v. Sediva News del 23/03/2016) per l’attribuzione del codice identificativo univoco-RCU.
Le farmacie da noi assistite ci chiedono però sempre più insistentemente quale sia o possa essere l’ammontare dei ricavi in grado, con buona approssimazione, di segnare il punto di pareggio, cioè l’incasso che deve trarre la farmacia (quantomeno) per non andare in perdita, prima ancora di (tentare di) guadagnare.
Ora, i costi diretti da sostenere annualmente, per un (ragionevole) volume (a regime) di 10.000 spedizioni all’anno, possono essere i seguenti:

Pubblicità     4.000,00
Un addetto in farmacia (prevalentemente dedicato all’e-commerce) 20.000,00
Confezionamento: mediamente circa € 0,30 per spedizione 3.000,00
Spese di spedizione: mediamente € 4,00 ognuna (circoscrivendo per ipotesi questo importo a sole 2.000 spedizioni) 8.000,00
Paypal: mediamente € 0,70 ad operazione (anche qui circoscrivendo per ipotesi questo importo a sole 2.000 spedizioni) 1.400,00
Apertura sito online: canone annuo 3.000,00
Programmazione – profilazione software (dal secondo anno in poi: per il primo anno l’importo va raddoppiato) 5.000,00
Computer (in caso di acquisto di un nuovo pc appositamente dedicato)     600,00
Totale costi diretti   45.000,00

Prefiggendoci una marginalità non inferiore al 15%, e considerando un costo della merce di € 255.000, i ricavi – per raggiungere il punto di pareggio – potrebbero/dovrebbero essere (senza ambizioni di precisione… chirurgica) quelli qui di seguito indicati:

Prezzo medio lordo iva (22%) di una vendita/spedizione 36,60
N. vendite/spedizioni annue 10.000
N. vendite/spedizioni giornaliere (ipotizzando circa 300 giorni lavorativi all’anno) 33
Ricavo annuo lordo iva 366.000,00
Ricavo annuo netto iva 300.000,00

 

Importo quest’ultimo che, con l’ipotizzata marginalità del 15%, determina per l’appunto un margine commerciale di € 45.000, esattamente pari all’ammontare degli altri costi diretti diversi dall’acquisto della merce.
Naturalmente per iniziare questa attività bisogna prepararsi in termini adeguati, tenere sotto controllo anche gli altri siti dei venditori online e, magari, tentare quanto più possibile di proporre qualcosa di diverso che possa attirare potenziali clienti.
Alcune farmacie sono già da tempo entrate in questo settore e conseguono ricavi tra i 150.000 e 1.800.000 euro: ci rendiamo ovviamente ben conto che la forbice è gigantesca ma gigantesca è anche la diversità delle varie vicende.
È necessario però – ripetiamo – avere le idee giuste, come potrebbe essere (in “pillole”) quella di negoziare con il fornitore di riferimento condizioni particolari con riguardo a uno o più prodotti specifici.
Va poi considerato che, in base al decreto del MEF del 27/10/2015, se per le vendite online non è più obbligatoria né l’emissione della fattura né quella dello scontrino, persiste tuttora però l’obbligo di annotazione nella contabilità (particolarmente nella prima nota corrispettivi, finché questa sopravviverà alle innovazioni tecnologiche  ormai dilaganti anche nell’Amministrazione finanziaria); d’altra parte l’importo riscosso “riemerge” senza grandi difficoltà dagli estratti conto della banca… e questa può essere una ragione di più per adempiere diligentemente anche a quest’obbligo.
Bisogna inoltre tener presente che per la vendita di SOP e di OTC sarà necessario emettere lo scontrino fiscale parlante per consentire all’acquirente di detrarre il 19% della spesa: questo documento, quindi, deve essere articolato tra acquisti SOP e OTC da un lato, e prodotti diversi dall’altro, oltre a dover essere segnalato al Sistema Tessera Sanitaria nazionale per la “precompilata”.
Dunque, stando ai numeri che abbiamo sopra ipotizzato, l’utile si realizzerebbe solo quando le vendite riuscissero a superare (al lordo iva) il tetto minimo indicato di € 366.000, che costituisce nel nostro esempio il punto di pareggio; cosicché se i ricavi conseguiti (lordo iva) fossero pari – supponiamo – a € 466.000, sull’eccedenza di € 100.000 si avrebbe un utile di € 15.000 al lordo delle imposte.
Ferma perciò la doverosa precisazione che l’e‑commerce potrebbe (anzi: dovrebbe) costituire nei fatti un “esercizio commerciale” a sé stante rispetto alla farmacia, con tutti gli oneri e le criticità che vi possono afferire, il suo vantaggio per la farmacia sta (o può stare) anche nella possibilità – non soltanto virtuale – di accentuare la “rotazione” delle scorte, con tutte le conseguenze che conosciamo, inclusa quella di poter consentire l’accesso a migliori condizioni di acquisto presso i propri fornitori, derivandone così ragionevolmente offerte al banco (e non solo “in rete”) più appetibili per i clienti, virtuali e non, e per ciò stesso maggiori ricavi.
Ma se, per concludere, l’e-commerce fosse davvero esteso anche in Italia, come accennavamo, ai farmaci soggetti a prescrizione medica (e trascurando qui per carità di patria la “farmacia online”), il fenomeno potrebbe assumere con tutta evidenza – anche per le farmacie – dimensioni oggi impensabili, che costringerebbero in ogni caso a un ripensamento in profondità sotto parecchi profili dell’intera vicenda.

 (franco lucidi)

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