Il “No” del Ministero della Salute alla gestione “consortile” dell’attività
di distribuzione all’ingrosso di medicinali

Il Ministero della Salute, rispondendo a un quesito di Federfarma Servizi,
ha affermato l’impossibilità per più grossisti di condividere locali,
personale e dotazioni minime di medicinali, ai fini del soddisfacimento dei
requisiti richiesti dagli artt. 101 e 105 D.Lgs. 219/2006.
In pratica, secondo il Ministero ciascun titolare di licenza di
distribuzione all’ingrosso deve assicurare da solo il rispetto di quelle
condizioni, e l’ipotizzata condivisione realizzerebbe, come riportato
testualmente nel parere dicasteriale, “un’elusione in danno del servizio
farmaceutico nel suo complesso, delle precise prescrizioni di legge in
materia, finalizzate a garantire l’adeguatezza del sistema distributivo.”
L’Associazione di categoria, in una recentissima circolare, richiama i
“farmacisti-grossisti” alla scrupolosa osservanza del parere e noi non
possiamo naturalmente prendere più di tanto le distanze da questa
posizione.
Ci pare tuttavia che la risposta del Ministero non abbia esplorato tutti i
possibili spazi di compatibilità tra la legittima tutela dell’interesse
pubblico e le esigenze operative delle aziende operanti nel settore.
Gli stessi articoli richiamati, infatti, prescrivono ai fini
dell’ottenimento dell’autorizzazione, rispettivamente, l’obbligo di
disporre di locali e personale adeguati (art. 101) e quello di detenere i
farmaci nell’assortimento prescritto (art. 105); obblighi di “disposizione”
e “detenzione” – e non a caso proprio sul significato delle locuzioni
verbali di “disporre” e “detenere” si incentrava il quesito di Federfarma
Servizi – che potrebbero essere assolti, nel rispetto di ogni regola di
tracciabilità, anche attraverso il ricorso a forme consortili (art. 2602
c.c. e segg.) perfettamente trasparenti.
Si tratta di una soluzione che per la verità potrebbe/dovrebbe contribuire
non poco alla riduzione dei costi di gestione delle imprese interessate in
un momento indubbiamente ancora difficile e che d’altra parte farebbe
sostanzialmente anche salva l’esigenza di mantenere precisi obblighi e
responsabilità in capo ad ogni singolo distributore.
Insomma, si poteva forse dire qualcosa di più e anzi, prima ancora, il
quesito al Ministero avrebbe magari potuto essere formulato in termini
diversi e comunque più circostanziati, tentando così, se del caso, di
“indirizzare” in qualche modo anche la risposta.
Speriamo tuttavia che possa presentarsi un’altra occasione.
(stefano
civitareale)

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