La collaborazione a progetto nella farmacia – QUESITO

Vorrei assumere un magazziniere con contratto di collaborazione a progetto,
finalizzato all’inventario analitico del magazzino, ma sembra che sia un
rapporto facilmente assimilabile al lavoro dipendente. Cosa mi consigliate?

In realtà nelle farmacie si ricorre poco frequentemente al contratto di
collaborazione a progetto (la cui sorte nel jobs act sembra peraltro
incerta), soprattutto perché il raggiungimento del risultato non può essere
facilmente “legato” al rapporto di collaborazione.
Come abbiamo rilevato più volte in questa Rubrica, la co.co.pro. prevede
infatti uno o più specifici programmi di lavoro determinati dal committente
(la farmacia) ed è configurabile soltanto con riguardo a prestazioni
genuinamente autonome e definite dal conseguimento di un risultato
predeterminato nel tempo che la giustifica e ne delimita strettamente lo
svolgimento (come ha ribadito recentemente anche il Tribunale di Roma), e
che quindi, proprio perché tale, non può essere variato unilateralmente (in
ogni caso, giova rammentarlo, siamo nell’ambito del lavoro c.d.
parasubordinato, come è vero che, ad esempio, se svolto da farmacisti – in
una farmacia o in una parafarmacia – l’Enpaf pretende il pagamento del
contributo in misura piena).
È necessario in ogni caso individuare con la migliore accortezza lo
specifico risultato lavorativo che si richiede al lavoratore a progetto,
perché è proprio questo che distingue il co.co.pro. dal rapporto di lavoro
subordinato; il collaboratore – differentemente dal lavoratore dipendente,
che notoriamente è “a disposizione” del datore di lavoro – si impegna cioè
a raggiungere un risultato ben delimitato e comunque prefissato attraverso
l’esecuzione di un servizio o di un’opera.
Nella ricordata circostanza, per fare un esempio, il Tribunale di Roma ha
convertito un contratto di collaborazione a progetto in rapporto a tempo
indeterminato perché il collaboratore, tecnico informatico, era stato
“inquadrato” con quindici (!) contratti co.co.pro. in otto anni (2004 –
2012).
In conclusione, dunque, sembra complicato, almeno nel Suo caso, configurare
un “legame” attendibile tra progetto e risultato, pur laddove le
prestazioni del magazziniere fossero formalmente circoscritte
all’effettuazione e/o al controllo, anche ripetuto e costante,
dell’inventario della merce giacente nell’esercizio.

(giorgio bacigalupo)

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