Le imposte sugli immobili: in particolare, la nuova TRISE – QUESITO
Tra la Trise e le altre imposte sulla casa abbiamo letto notizie
contrastanti e ancora oggi non sono chiare tante cose. Potete farne un
quadro riassuntivo?
Il disegno di legge governativo riguardante la legge di stabilità 2014 (la
vecchia legge finanziaria), recentemente presentato al Senato per la sua
approvazione, istituisce appunto la TRISE (Tassa RIfiuti e SErvizi) che a
sua volta comprende TASI e la TARI.
La TASI costituisce, secondo il suo acronimo, la tassa sui servizi
indivisibili (come ad esempio la manutenzione delle strade,
l’illuminazione, ecc.), mentre la TARI, che sostituirà la TARES, è
naturalmente la nuova tassa sui rifiuti.
Ma in realtà la TRISE, attenzione, “sostituisce” (solo politicamente,
perché sul piano tecnico non è certo una… sostituzione) l’IMU ma soltanto
quella sulla prima casa, che infatti va via, mentre permane quella su tutti
gli altri immobili e cioè sulle seconde case, sulle unità immobiliari di
lusso (anche se destinate alla propria abitazione), sui locali commerciali,
su quelli adibiti all’esercizio della propria professione.
Ora, la TASI avrà un’aliquota base – sulla prima casa – dello 0,1% della
rendita catastale capitalizzata (cioè, in pratica, il valore che era
imponibile all’IMU, con esclusione tuttavia, per la TASI, della detrazione
fissa di € 200,00 maggiorata di € 50,00 per ogni figlio), che i Comuni
possono comunque elevare fino allo 0,25%, o, al contrario, azzerare (??)
del tutto.
Invece, come accennato, per quel che concerne i soli immobili diversi dalla
prima casa (e quelli di lusso) la TASI va bensì – come accennato – aggiunta
all’IMU, ma, si badi bene, la loro sommatoria dovrà dare, in funzione
delle scelte comunali, un risultato compreso tra un minimo dello 0,1% e un
massimo dell’1,16%, sempre della rendita catastale capitalizzata.
Per di più, sulle seconde case non affittate viene reintrodotta l’Irpef
(sino ad oggi compresa nell’IMU) e calcolata sul 50% del reddito del
fabbricato, corrispondente alla rendita catastale (perciò quella non
capitalizzata) maggiorata di un terzo.
Quanto invece alle seconde case affittate, anche i conduttori saranno
tenuti a versare una quota parte della TASI variante, sempre secondo le
delibere comunali, dal 10 al 30%.
Perciò, l’unica notizia (almeno in parte) buona è in sostanza che l’IMU
pagata dalle imprese e dai professionisti sull’immobile strumentale in cui
viene svolta l’attività sarà ora deducibile dal reddito prodotto, sia pure
soltanto nella misura del 20%.
Anche la TARI colpisce tutti gli immobili e si pagherà secondo i metri
quadrati dell’immobile posseduto, ma è comunque un tributo che sembra
destinato ad essere sostituito quanto prima dalla TARIP (tassa rifiuti
puntuale) che dovrebbe essere finalmente – se ne è sempre parlato ma nei
fatti un’imposta del genere non è stata ancora varata – commisurata
all’effettiva quantità di rifiuti prodotti.
In sintesi, come forse sarà chiaro, la TRISE parrebbe, tanto per cambiare,
piuttosto complicata e almeno al momento ben poco diretta alla tanto
sbandierata semplificazione, anche se è doveroso attendere le inevitabili
modifiche del Parlamento.
Peraltro, pur se non stiamo evidentemente parlando di un decreto legge da
convertire ma di un disegno di legge (come non può non essere per una
Finanziaria annuale), è lecito pensare che anche questa volta – perché così
è stato negli ultimi anni – a decidere tutto sia piuttosto il solito “maxi
emendamento”, sbucato dal nulla e schiacciato da e tra mille pressioni, su
cui il Governo sarà costretto a porre la fiducia.
Staremo a vedere.
(stefano lucidi)