La ritenuta “maggiorata” del professionista – QUESITO

L’ avvocato di cui mi avvalgo anche per il recupero crediti della farmacia
mi ha chiesto l’applicazione della ritenuta del 30% – in luogo
dell’ordinario 20% – sui compensi che devo corrispondergli. E’ possibile? E
che vantaggio/svantaggio c’è per lui e per me?

La richiesta, anche se piuttosto insolita, è legittima e concorda in tal
senso anche l’Agenzia delle Entrate (Ris. 30/11/2001 n. 199).

Per il professionista il vantaggio (evidentemente soltanto sul piano
“psicologico”) consiste nell’evitare di dover versare un’imposta
eccessivamente elevata in sede di dichiarazione dei redditi, subendo un
maggior prelievo proprio in fase di ritenuta d’acconto sui compensi
corrisposti.

La farmacia da parte sua non subisce alcun danno, perché quello che
“ritiene” in più e versa all’Erario rispetto all’aliquota ordinaria del 20%
lo sottrae appunto dal compenso lordo, e dunque in pratica sborsa sempre la
stessa cifra (ritenuta versata all’Erario e compenso netto liquidato al
professionista).

Non crediamo, quindi, vi siano difficoltà a soddisfare la richiesta del Suo
avvocato, ricordandoci ovviamente di versare, certificare e dichiarare a
suo tempo nel mod. 770 l’importo corretto.

In ogni caso, operare a richiesta una maggiore ritenuta rispetto a quella
prevista per legge è pur sempre una facoltà per la farmacia – che resta
comunque un sostituto d’imposta – e non certo un obbligo, riguardando
quest’ultimo soltanto la ritenuta d’acconto nella misura legale del 20%.

(stefano civitareale)

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