Anche le farmacie coinvolte nella raccolta dei R.A.E.E.
Le disposizioni in materia di raccolta e smaltimento di R.A.E.E. (Rifuti da
Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) riguardano naturalmente anche
le farmacie che vendono al pubblico questi prodotti, dato che per
apparecchiatura elettrica od elettronica si intende quella che per un
corretto funzionamento dipende da correnti elettriche o da campi
elettromagnetici.

Chiarito questo, riesce difficile immaginare quale farmacia non venda
almeno una volta una bilancia elettronica, o uno scaldabiberon elettrico, o
un misuratore della pressione, o qualsiasi altro dispositivo medico-
sanitario funzionante a corrente elettrica.

Tuttavia, almeno fino ad oggi, le farmacie non hanno dimostrato una grande
“sensibilità” nei confronti di questo argomento, benché la relativa
disciplina sia in vigore già da più di un anno, esattamente dal 19 giugno
2010.

Nel rinviare per un maggior approfondimento sui relativi obblighi e
adempimenti all’informativa resa da Federfarma (cfr. in particolare le
circolari del 14/06/2010 e del 07/07/2010) ricordiamo sinteticamente che le
farmacie che vendono apparecchiature elettriche ed elettroniche sono
obbligate, se richieste dal cliente all’atto della cessione di un nuovo
prodotto destinato ad un nucleo domestico (in altre parole ceduto ad un
privato), ad assicurare il ritiro gratuito – in ragione di “uno ad uno” –
di un’apparecchiatura usata dello stesso tipo, ad informare adeguatamente
il pubblico di tale possibilità mediante apposizione di cartelli o simili,
a raggruppare le apparecchiature usate ritirate (i R.A.E.E., per l’appunto)
secondo certe modalità e, infine, a destinarle ad un centro di raccolta
comunale per lo smaltimento; il tutto, naturalmente, corredato da obblighi
di documentazione sia per il ritiro che per l’invio al centro di raccolta.

Per svolgere tutte queste attività è necessario, però, che la farmacia si
iscriva in un’apposita sezione dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali
tenuto presso il Ministero dell’Ambiente, corrispondendo, tra l’altro, un
diritto annuale di 50 euro; e, se la farmacia non è iscritta all’Albo, non
è legittimata a ritirare il prodotto e in caso di denuncia da parte del
cittadino rischia una sanzione da 150 a 400 euro per avere indebitamente
rifiutato il ritiro.

In ogni caso – come avverte anche Federfarma – in mancanza di iscrizione è
“meno rischioso” rifiutare il ritiro che procedere ugualmente al ritiro
stesso, perché questo comportamento esporrebbe a sanzioni persino più
gravi.

In conclusione, con il crescere presso l’opinione pubblica della
sensibilità verso l’ambiente e quindi anche delle informazioni in generale
su questo tema, aumenta evidentemente il rischio che entri in farmacia un
cliente con le idee chiare e… con il suo bell’apparecchio usato in mano; è
quindi consigliabile in ultima analisi non trascurare ulteriormente il
problema.

(mauro giovannini)

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